La T-shirt Regina indiscussa


Indossate in ogni occasione, anche negli eventi più mondani, uomini e donne ormai non riescono a farne a meno . Bianca la più chic.


 Nonostante i suoi 101 anni di storia (è stata varata dalla Marina militare americana nel 1913), non si è lasciata eclissare, anzi. Gli stilisti concordano, la t-shirt è il capo più contemporaneo del nostro tempo. 




Simbolo della rivoluzione femminile cominciata da donne anticonformiste come Coco Chanel che negli anni ‘40 prendevano la maglietta dalle uniformi dei loro uomini per sfoggiarla al tè con le amiche, la t-shirt si conferma il capo più democratico (insieme con il jeans) e trasversale della moda. Al di sopra di sesso, età e funzione d’uso, interpreta un messaggio di erotismo tutto nuovo. Non a caso, il suo design lineare, a scatola, è quello che domina in tutta la nuova moda. Ma, soprattutto, la t-shirt piace in quanto strumento di comunicazione.



 Ed è forse anche grazie a quell’incontenibile bisogno di rappresentare se stessi, alimentato dai social network, la maglietta parlante è uno dei pezzi più gettonati. Anche come regalo, grazie al suo costo accessibile e alla possibilità d'inviare un messaggio personalizzato. Pazienza poi se alcune frasi, da «Non sono ritoccata» a «Ti interessa la mia collezione di farfalle (?)», sono al limite del buon gusto.





 L’importante è sorprendere; e così funzionano anche le cifre, gli anagrammi, i numeri. Le t-shirt con gli slogan che negli Anni ‘60 i giovani pacifisti inventarono per manifestare contro la guerra in Vietnam e far capire il loro gruppo di appartenenza e poi usate negli Anni ‘90 sotto le camicie a quadri da belli e dannati del rock alla Kurt Cobain e poi dai gangsta rapper, oggi ritornano in versione selfie. «Sono un foglio bianco per manifestare chi sei tu», osserva lo stilista Massimo Giorgetti direttore creativo di Msgm che deve parte del successo alle felpe e alle magliette che portano in giro il suo brand. «Per l’estate ho creato quelle con la mia data di nascita 1977 nella quale quelli della mia generazione si identificano, ma c’è anche quella con la scritta 1993 ispirata a Brandon e Kelly di Beverly Hills a cui ho ispirato tutta la collezione. Un particolare che nessuno conosce, eppure la maglietta in negozio si vende», sottolinea Giorgetti. I designer sono i primi fan della t-shirt. «I don’t speak italian, speak Moschino» è la scritta che lo stilista americano Jeremy Scott ha scelto per il suo debutto con la prima collezione Fast Fashion del brand italiano che negli anni ‘90 ha dissacrato la moda con le sue t-shirt manifesto: da «Stop the fashion System» a «Bon ton» scritto davanti e «bondage» dietro. Sullo stesso stile Jeremy Scott ha già pronta quella per l’autunno inverno «I don’t know what to wear» (già in vendita su www.moschino.com) . «La t-shirt in cotone travalica i generi e le stagioni» conferma il designer Andrea Incontri che ha centrato la sua t-shirt giocando con le sue iniziali «A.I. Love you». 




Come indossarla? «Uno dei look più belli è quello con la t-shirt con la scritta nera indossata sul jeans bianco, il sandalo o la ciabatta incrociata», prosegue Incontri. Per chi ama la gonna lo stilista suggerisce di portarla fuori con la gonna ad «A» o infilata dentro e rimborsata se la gonna è longuette a vita alta. Tendenze a parte, la classica maglietta bianca, come quella che negli Anni ‘50 Marilyn Monroe e Brigitte Bardot infilavano nei jeans, è la versione che i designer ancora prediligono. «L’alternativa sul lavoro è quella a righe (o bicolore,) un classico come una borsa Chanel», sottolinea Giorgetti. «Le scritte sono perfette per il tempo libero, ma da evitare in ufficio». «La t-shirt non deve mai essere forzatamente elegante. A me piace indossata alla maniera un po’ primitiva, con un Chino, un jeans o uno short. Sfoggiare una t-shirt bianca in questo momento significa essere chic.

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Charm Collection




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