Freeport di Lussemburgo, il porto franco di super lusso in Europa.

Per il suo proprietario,l'uomo d'affari svizzero Yves Bouvier, è il suo secondo Freeport, dopo Singapore, e potrebbe diventare uno di una catena di strutture di stoccaggio simili.

Circa 500 persone, tra cui il Granduca Henri per l'apertura ufficiale di Freeport di Lussemburgo.

                           


Il primo porto franco in cui custodire, vendere e comprare opere d'arte, lingotti, gioielli, vino ed auto d'epoca nel cuore dell'Europa unita ha aperto i battenti a Lussemburgo. Si tratta di un avveniristico, elegante e discusso fortino di 22 mila metri quadri nato nel perimetro dell'aeroporto del Granducato ed in cui batte un cuore italiano. Il disegno è firmato dall'architetto Carmelo Stendardo, una parte importante del design interno è della Flos mentre il restauro delle opere custodite sarà a carico della Nicola Restauri di Aramengo, Asti.



  "Il Freeport lussemburghese risponde alle esigenze del mondo dell'arte globalizzato, i collezionisti ed investitori non troveranno un posto migliore per albergare, mostrare e scambiare le loro opere e beni di valore in tutta sicurezza", assicura Yves Bouvier, principale patrocinatore di un progetto fortemente voluto dall'allora governo targato Jean-Claude Juncker, prossimo Presidente della Commissione Ue. Il paradiso del lusso solleva però non poche polemiche: Lussemburgo nel 2016 dovrà dire addio al segreto bancario e per molti, tra cui alcuni eurodeputati, questo magazzino-museo non è altro che una nuova trovata per attrarre capitali stranieri in cerca di trattamenti di favore. Accusa che ha un perché: nel Freeport non si pagheranno le tasse doganali e nemmeno l'Iva. "La normativa Ue permette di creare zone franche a statuto fiscale particolare", ribatte David Arendt, direttore esecutivo del progetto, "sono un centinaio nei 28 Stati membri, ci sono anche in Italia a Trieste e Venezia. La nostra zona franca prevede una sospensione della tassazione indiretta, ossia dell'IVA e dei diritti doganali", ma non mancheranno i controlli, assicura, "garantiti da un ufficio della dogana lussemburghese" presente nella stessa struttura per assicurare la tracciabilità delle opere e il contrasto al riciclaggio, un piaga nel mondo dell'arte.



 Il concetto di porti franchi dell'arte è nato in Svizzera nel dopoguerra ma è stato sostanzialmente migliorato negli ultimi anni a Singapore ed Hong Kong, con la costruzione non di semplici magazzini ma di veri e propri musei del lusso in cui facilitare il commercio di un settore in continua espansione, anche in tempi di crisi. Da oggi il Lussemburgo, dopo aver finanziato progetti simili in Asia, entra direttamente nel business importando nella Ue un modello destinato a imporre il Granducato - primo paese al mondo per Pil pro capite con 104 mila dollari all'anno - nella mappa mondiale dell'arte. A farne le spese saranno soprattutto i paesi vicini: le opere d'arte del Freeport potranno infatti viaggiare alle vicine e famose Fiere d'arte di Maastricht e Colonia o nei musei belgi e francesi, ma se verranno acquistate in trasferta saranno soggette a Iva e diritto doganali, se invece torneranno nei 22 mila metri quadri del Lussemburgo saranno acquistate senza tasse, un bel vantaggio. Non a caso già quasi l'80% degli spazi disponibili sono stati affittati.


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